IN COLLABORAZIONE CON:

CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI VICENZA

PONTE DEGLI ANGELI

CUNIZZA ED EZZELINO DA ROMANO 

Dante incontra Cunizza da Romano in Paradiso, nel cielo di Venere, il cielo degli spiriti amanti, che dal pianeta hanno ricevuto un forte impulso ad amare. Cunizza è diventata celebre per i suoi tanti amori, diventando persino oggetto di pettegolezzi e di scandalo. Pur sposandosi tre volte per volontà del potente fratello, il quale non esitava a sbarazzarsi dei mariti ingombranti, pur costretta a cambiare luoghi e città in seguito alle nozze, Cunizza non per questo rinuncia a vivere una sua vita, intessendo numerose relazioni, come quella, molto chiacchierata, con il trovatore Sordello. Eppure questo istinto che l’ha travolta, trasformatosi e sublimandosi negli anni della vecchiaia in carità generosa verso i bisognosi, l’ha resa degna del Paradiso. Appare grande l’autonomia intellettuale di Dante che rende una donna giudicata scandalosa una santa luminosissima del cielo. Proprio attirato dalla sua luce, il Poeta si intrattiene a parlare con lei: ed ecco che la gentildonna, dopo aver delineato in modo dettagliato il territorio della Marca Trevigiana situato tra Venezia (Rialto) e le sorgenti del Brenta e del Po, descrive il colle da cui sono discesi sia Ezzelino, destinato a incendiare tutte le terre circostanti, sia lei. E’ il colle di Romano di Ezzelino, chiamato oggi Colle di Dante, presso Bassano del Grappa, ove un grazioso parco fiorito, circonda una Torre legata al Poeta.

«In quella parte de la terra prava
  italica che siede tra Rïalto
  e le fontane di Brenta e di Piava,

  si leva un colle, e non surge molt’ alto,
  là onde scese già una facella
  che fece a la contrada un grande assalto.

  D’una radice nacqui e io ed ella:
  Cunizza fui chiamata, e qui refulgo
  perché mi vinse il lume d’esta stella»

Par. 9^ vv.25 – 33

Ed è ancora Cunizza a nominare Vicenza:

« Ma tosto fia che Padova al palude

  cangerà l’acqua che Vincenza bagna

  per esser al dover le genti crude»  

Par.9^ vv.46 – 48

La torre di Cunizza ed Ezzelino a Romano di Ezzelino ( proprietà della Società Dante Alighieri)

Le acque del Bacchiglione diverranno rosse a causa della crudeltà degli uomini. Una cupa profezia che evoca lotte incessanti tra città vicine. Nel dicembre del 1314 i guelfi di Padova, che tentavano di riprendersi Vicenza, saranno sconfitti duramente da Cangrande della Scala, tanto da tingere di sangue il Bacchiglione. Oggi risulta difficile localizzare in quale località il Bacchiglione si impaludava, in quanto il fiume ha subito numerosi mutamenti, in parte dovuti alla natura e in parte all’uomo. Ci troviamo comunque a sud di Vicenza, ai piedi dei Colli Berici, dove Vicenza attingeva molta della sua acqua da un esteso lago alimentato dal Bacchiglione situato fra Debba e Longare.

*****

E’ dal Ponte degli Angeli, che Ezzelino da Romano è entrato a Vicenza nel 1236, provenendo dal Trevigiano o da Bassano. La città, conquistata, saccheggiata e devastata, farà così  parte del suo vasto dominio che già comprendeva Bassano, Treviso, Verona e la Valle dell’Adige,  Padova, Mantova. Le cronache del tempo ci descrivono la crudeltà del tiranno; una cupa leggenda narrava che Adaleta, sua madre ritenuta una strega, l’avesse generato da Lucifero. In realtà la storiografia guelfa si accanisce contro di lui, perchè si tratta del più importante esponente del ghibellinismo nel nord –Italia, tanto da aver sposato Selvaggia, figlia dell’imperatore Federico II.

Dante  non tiene conto delle dicerie, tuttavia conosce la fama sanguinaria di Ezzelino: lo colloca perciò  nel 1^ girone del 7^ cerchio, quello dei violenti contro il prossimo e dei tiranni, immersi nel sangue bollente del  Flegetonte; e lo descrive con quel tocco di pennello ( il pelo nero) che concorda con le descrizioni dell’epoca. Il  nero accresce la suggestione maligna della figura, così come l’altro tocco descritto, quello della fronte, che conferisce energia. Poche parole, un ritratto

« Io vidi gente sotto infino al ciglio;
……………………..E’ son tiranni
che dier nel sangue e ne l’aver di piglio.

E quella fronte c’ha ‘l pel così nero,
è Azzolino… »      

Inf. 12^  vv.100- 105 e  109 -110

lapide dantesca

I versi del canto IX del Paradiso nel monumento del Parco Dantesco di Romano di Ezzelino

torrione

Il Torrione di Breganze dove, secondo la tradizione, abitò Cunizza ( proprietà Suore Orsoline SCM)

Accessibility Toolbar