IN COLLABORAZIONE CON:

CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI VICENZA

SAN LORENZO

LAPO DEGLI UBERTI  

 

La prima delle quattro arche funebri collocate sulla facciata della Basilica di San Lorenzo, visibile alla destra del portale d’ingresso, è quella di Lapo degli Uberti. Riconosciamo lo stemma, con l’aquila imperiale e la scacchiera, (poco è rimasto dei colori azzurro e giallo) simbolo del prestigio militare. Lapo è figlio del famoso Farinata, uno dei personaggi più celebri della Commedia, fiorentino, condottiero di fede ghibellina nella battaglia di Montaperti alla testa dell’esercito di Siena, che nel 1260 infligge a Firenze la più grave sconfitta della sua storia. Dante lo incontra nell’Inferno, nel cerchio degli eretici. E’ Farinata a riconoscere il Poeta dall’inconfondibile accento fiorentino: la sua apparizione è davvero statuaria e imponente, tanto che perfino le fiamme dell’inferno sembrano non lambirlo. Prende vita un serrato colloquio fra due avversari politici, il ghibellino Farinata e il guelfo Dante: su fronti opposti, condividono l’infinito amore per la loro città e saranno uniti dal comune dramma dell’esilio. In questo modo si chiarisce ciò che tormenta Farinata: il dubbio relativo all’atteggiamento ostile dei fiorentini nei confronti suoi e soprattutto della sua famiglia, in netto contrasto con la sua certezza che proprio da lui sia dipesa la salvezza della sua città dalla volontà distruttrice dei vincitori.
Come il padre e tutta la famiglia condannata all’esilio perpetuo, Lapo ha dunque vissuto gran parte della sua vita lontano da Firenze e, come molti altri esuli fiorentini, si è trasferito nel Veneto, terra di forti tradizioni ghibelline. Ha esercitato nella nostra città la carica di vicario imperiale e il suo destino si è intrecciato con un altro figlio di esule, Pietro Alighieri, figlio di Dante, nominato podestà a Vicenza e sepolto a Treviso. E’ proprio a Vicenza che Lapo muore e ancora riposa.

…Poi disse: “Fieramente furo avversi
a me e a miei primi e a mia parte,
sì che per due fïate li dispersi”.

“S’ei fur cacciati, ei tornar d’ogne parte”,
rispuos’io lui, “l’una e l’altra fïata;
ma i vostri non appreser ben quell’arte”
………………………………………….

E se tu mai nel dolce mondo regge,
dimmi: perché quel popolo è sì empio
incontr’a’ miei in ciascuna sua legge?”.

Ond’io a lui: “Lo strazio e ’l grande scempio
che fece l’Arbia colorata in rosso,
tal orazion fa far nel nostro tempio”.

Inf. X, vv. 46 – 51 e 82 – 87

L’Arca funebre di Lapo degli Uberti

Lo stemma della famiglia degli Uberti con l’aquila imperiale e la scacchiera

La scritta “ De Ubertis”, leggibile sull’arca funebre

La piana di Montaperti dove si combattè la battaglia il 4 settembre 1260

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